News 15 Giugno 2009

Imprenditrice con bandiera

Elisabetta Vianello, proprietaria delle stazioni di servizio con marchio Vega, spiega la sue scelte di “senza bandiera” in un mercato difficile , ma che offre ancora spazio alla voglia di intraprendere.

Se il Veneto è la terra delle stazioni “no logo”, Elisabetta Vianello è l’emblema di questa realtà. E a mano a mano che il fenomeno si allarga e si rafforza sono più frequenti i riferimenti alla esperienza della VianelloGas di Mestre. Lo scorso anno a Oil&nonoil Modena, Elisabetta Vianello fu protagonista di un seguito convegno dedicato alle pompe bianche. Dietro un accogliente sorriso, c’è tanta grinta e una determinazione imprenditoriale che è come il manzoniano coraggio: “uno ce l’ha, non se lo può dare”.
Titolare di 31 impianti dislocati soprattutto in Veneto, tre anni fa Elisabetta Vianello decise il loro graduale passaggio sotto la bandiera Vega . E sotto il nuovo logo operano già 17 stazioni anche fuori dei confini del Veneto: è delle scorse settimane l’inaugurazione di una stazione a Paruzzaro (No). Non è un’occasionale eccezione ma una politica commerciale volta a superare una visibilità territoriale troppo ristretta e in una regione dove l’annosa assenza di regole e leggi ha prodotto un’espansione selvaggia della rete carburanti. La Vianello apprezza la liberalizzazione anche se ritiene che essa sia una liberalizzazione monca per gli ostacoli presenti nelle normative edilizie e del commercio (licenze, tabacchi, ecc.), nelle normative sanitarie e nelle regole Anas, in cui è assente la pur minima omogeneità di norme tra zona e zona. Monca anche perché non si è attuato un serio intervento sulla logistica che, salvo rare eccezioni, rimane saldamente nelle mani delle compagnie petrolifere.

Qual è il vostro punto di forza?
La flessibilità, la capacità di leggere con attenzione gli andamenti in tempo reale e offrire con continuità un prezzo sempre interessante.

E il vostro lato debole?
Per chi decide di gestire stazioni “no logo” un punto molto delicato è la logistica. La logistica è fondamentale per sviluppare progetti come quello di Vega. La bandiera “no logo” non mi rende compagnia petrolifera. Siamo un anello debole, che deve confrontarsi con l’acquisto del prodotto. Vega ha un accordo stretto con San Marco Petroli e la collaborazione è soddisfacente per entrambi. Otteniamo il prodotto che occorre con prontezza e a condizioni che ci riconoscono la continuità del rapporto. Tra di noi proprietari di stazioni non colorate non ci sono importatori. Ci aspettiamo che le compagnie si sensibilizzino nei nostri confronti e, nel frattempo, stiamo ponendo le basi per attività associative tali da permetterci l’acquisto di prodotto alle migliori condizioni di mercato.
Al riguardo sono confidente che una iniziativa di associazione da poco avviata, ed alla quale – e non per caso – è stato dato il nome “NOI” (Nuova Organizzazione Imprenditori), abbia quel successo nel perseguire quest’obiettivo che, di fatto, sembra essere imposto dall’evolversi del mercato rete.

Quanto conta il non oil nello sviluppo della concorrenza e quanto incide sulla possibilità di ridurre il prezzo dei carburanti?
In questo periodo anche il non oil subisce la frenata della generale riduzione dei consumi. Pensi che ho ridotto l’affitto ad alcuni gestori dei bar dislocati in alcune aree di servizio. Il calo delle presenze è evidente. Al di là di questa crisi, credo che i bar siano la migliore forma di sviluppo del non oil non tanto per la redditività in senso stretto quanto piuttosto per il servizio che si offre al cliente. Non parlo quindi di bar che si limitano al caffè, i gestori dei bar devono poter essere in grado di esprimere la propria professionalità servendo primi piatti, panini… Anche il lavaggio può essere un buon investimento, ma sempre valutando le caratteristiche del bacino e della potenziale utenza e tenendo conto dei costi legati alla costruzione, manutenzione e depurazione. Le altre attività al momento non contribuiscono significativamente al conto economico dell’impianto… In sostanza il non oil, anche a causa del permanere delle difficoltà ad estendere l’offerta, continua a non offrire spazi di intervento per una riduzione sostanziale dei prezzi dei carburanti.

Ha nei suoi impianti macchine distributrici, lavanderie, vendita di giornali, tabacchi, piccoli shop…?
Dove è possibile nei bar ho anche la rivendita dei tabacchi mentre non ritengo profittevoli l’edicola e i piccoli shop.

Come va la vendita di prodotti per l’auto (profumatori, tappetini…) ?
Una delle soddisfazioni di non essere più colorata con la compagnia petrolifera è che non vengo più assillata per dover acquistare i profumini e tutte le altre “cianfrusaglie”…. Battute a parte, credo che questo segmento commerciale sia sviluppato in maniera egregia dalla GDO….

Tornando ai carburanti, quanti impianti Vega erogano Gpl e metano? Quali sono gli ostacoli a un ‘effettiva parificazione dei carburanti?
Gli impianti che vendono gpl sono 15, uno di essi vende anche metano; poi ho un altro impianto che vende metano, riassumendo 15 GPL e 2 Metano. Per il gpl, a parte una stringente normativa di sicurezza dovuta all’effettiva pericolosità del prodotto non vedo ostacoli di sorta nello sviluppo della rete, per il metano il discorso è più tecnico nel senso che non ovunque è possibile (e parliamo di costi per fare e condurre un impianto dipendenti dalla pressione del punto di allaccio, per la distanza dalla tubazione, per il consumo di energia elettrica) certo con il metano liquido si potrebbe installare il metano ovunque ma….. in Italia mancano depositi di metano liquido e si deve trasportare il prodotto dalla Spagna quindi questa soluzione non è sempre attuabile.

Quali rapporti ha instaurato con i gestori delle sue stazioni di servizio? Ha adottato forme contrattuali nuove? Non ravvisando risultati soddisfacenti nelle varie sperimentazioni fatte dalle compagnie petrolifere in materia di rapporto compagnia/gestore, ho trasformato i miei gestori in autentici responsabili punto vendita ognuno con un contratto uguale nella forma, ma sostanzialmente adeguato alla redditività dell’impianto.
Ho cercato di evolvere e, come dice lo stilista Armani, “destrutturare” la figura del gestore classico impostando il rapporto singolo individuando e ridimensionando gli aspetti destabilizzanti della loro professione e pertanto assumendo io il rischio commerciale e non chiedendo fidi e liquidità. Mi sono assunta tutte le spese di gestione, per la sicurezza…
Cerco di uscire da modelli fissi e garantire premi di risultato.. Proprio per quello che le ho detto sull’approvvigionamento trovo poco realizzabili e un po’ astratte le proposte di riduzione dell’esclusiva.

Come affronta il problema del rifornimento delle sue stazioni?
Mi servo si società specializzate che mi riforniscono tutte le mie stazioni.

Ha mai pensato di gestire in proprio anche questa parte dell’attività imprenditoriale?
In origine Vianello Gas aveva la propria flotta di autocisterne con propri autisti ma ormai da oltre dieci anni, riconoscendo che nell’autotrasporto l’aspetto legato alla sicurezza e aggiornamento è diventato giustamente preponderante, abbiamo deciso di terziarizzare il servizio usufruendo di trasportatori qualificati.

Quale significato dà alla decisione dell’Antitrust di condurre un’indagine sulle pompe bianche? Può essere un’occasione per darvi una identità collettiva?
Credo sia una decisione da seguire con molto interesse perché, per la prima volta, le “pompe bianche” vengono “sdoganate”: da semplice fenomeno di costume commerciale, diventano elementi di cui appare necessario acquisire informazioni per, forse un giorno, essere legittimati a esprimere il nostro particolare punto di vista sui problemi della rete italiana…
Speriamo solo che l’analisi dei dati acquisiti sia fatta con la dovuta serietà e competenza.