News 15 Giugno 2009

Anche nei Carburanti è l’Ora del Dialogo

Un mercato in profonda trasformazione, una crisi gravissima richiedono qualche compromesso’, ‘Alesandro Proietti’, ‘Un nuova cultura di fare business a fronte della evoluzione del mercato della distribuzione carburanti, così come la stiamo sperimentando da qualche anno a questa parte. Questo nella sempre più diffusa consapevolezza della irreversibilità della trasformazione del mercato in atto, di natura tale da imporre a tutti gli attori, dalle società petrolifere ai gestori, agli imprenditori privati, una seria riconsiderazione di obiettivi, strategie e comportamenti con conseguente ridistribuzione di ruoli e responsabilità; una consapevolezza che purtroppo non sembra accompagnata da una solida cultura di “”change management””.Ecco la tematica sul tavolo della giornata di confronto (Reti Private – Analisi dei Risultati di Vendita 2012 – Strategie delle Società Petrolifere – Ipotesi di Scenari di Mercato – Strategie per l”immediato Futuro) organizzata il 23 aprile dall”Associazione NOI-Nuova Organizzazione Imprenditori (www.nuovimprenditori.it), un evento riservato agli associati e ad un ristretto numero di invitati nel giro delle loro personali conoscenze ed amicizie che si erano detti interessati a partecipare ai lavori offrendo il contributo delle proprie esperienze.Un contesto in cui l”associazione ha la pretesa di poter rappresentare una specie di palestra intellettuale per allenarsi a gestire il cambiamento imposto dal maturare degli eventi, un training che si realizza attraverso il contributo spontaneo degli associati in termini di esperienza e professionalità. Tutti coloro che sentono di non essere troppo bravi da ritenere superfluo ampliare le proprie conoscenze attraverso la discussione ed il confronto al di fuori dei tavoli abituali, sono e saranno sempre i benvenuti.Se questa volta, contrariamente alle abitudini, si è deciso di dare un minimo di pubblicità all”evento, la motivazione è duplice: da una parte l”analisi dei risultati di vendita del 2012 ha offerto spunti di riflessione interessanti e dall”altra il verificarsi di una circostanza ha fornito altri elementi di riflessione, forse non meno importanti.Infatti, partendo dall”analisi dei risultati di vendita (la drammaticità dei quali appare evidente dall”essere in molti casi individuali ben peggiori di quanto la riduzione dei consumi industry possa far supporre al punto da mettere in dubbio anche l”esattezza della segmentazione dei volumi tra rete ed extra rete) è inevitabile che si arrivi a cercare di comprenderne le cause. Se si riconosce che solo con superficialità queste possono essere attribuite esclusivamente alle strategie di marketing e di pricing di questa o di quell”altra società è comunque generalizzata la convinzione che le origini della crisi che il settore sta conoscendo sono riconducibili alle stesse con l”aggravante della apparente incapacità nel gestirla.Per certi versi dunque nulla di nuovo che non sia stato già detto da tempo e da molti se non per l”invito che un gruppo di imprenditori privati, piccolo per numero ma con un posizionamento condiviso da molti altri, rivolge ai frequentatori dei vari tavoli istituzionali ad attivarsi seriamente per affrontare e risolvere una volta per tutte almeno alcuni problemi, quelli che, come la ristrutturazione della rete, da tempo non dovrebbero essere più tali. Infatti, guardando con distacco agli esiti di tanti anni di lavoro, con tutti i problemi che nel tempo sono rimasti tali, non si può non pensare che finora non si è fatto abbastanza o nel modo corretto.Un fattore che certamente ha una rilevanza fondamentale nella soluzione di una crisi è quello umano, laddove in questo caso si deve intendere la resistenza al cambiamento, a considerare i problemi da un punto di vista diverso da come si è fatto fino ad un certo momento, a guardare agli stessi con uno spirito di innovazione e creatività, soprattutto con un attenzione anche alle esigenze degli altri. Oggi la necessità di un sostanziale cambiamento è condivisa da tutti, ma la disponibilità dei singoli è limitata a quella parte che viene comoda mentre per il resto, normalmente la parte più onerosa, ci si aspetta che ci pensino gli altri.Sorprende che in tanti abbiamo finora ignorato che per risolvere una crisi occorre trovare un accordo tra le parti e che un accordo presuppone sempre qualche rinuncia da parte di tutti gli attori coinvolti, un qualche compromesso rispetto all”obiettivo di partenza, laddove la soddisfazione del successo può rimanere confinata all”aver contribuito alla soluzione di un problema che è di tutti ed alla percezione di aver fatto comunque il miglior accordo possibile. Un atteggiamento che purtroppo alimenta la convinzione sempre più diffusa che sia il sistema a non voler produrre alcun cambiamento e trovare una soluzione alla crisi, a meno che non si voglia riconoscere che il problema risiede nel non essere mai state le persone all”altezza della situazione, ipotesi che certamente nessuno vorrà prendere in considerazione.La resistenza al cambiamento si manifesta anche nella apparente difficoltà a confrontarsi con altre persone, un atteggiamento che abbiamo registrato anche in occasione del mini-convegno quando alla discussione non hanno partecipato alcune persone che erano state invitate, pur avendo assicurato loro un contesto amicale, riservato, senza i condizionamenti di una esposizione mediatica. Una partecipazione che sarebbe stata utile forse proprio a quelle stesse persone perché avrebbero potuto cogliere le sensazioni di un gruppo di imprenditori privati che per varie ragioni appare in qualche modo diverso da quello che sono abituati a frequentare. In tutto questo c”è il sospetto che qualcuno continui a sentirsi depositario di certezze assolute, certamente un errore dal momento che l”esperienza di molti anni dimostra come il costante arroccarsi sulle proprie certezze abbia generato risultati alquanto fallimentari.Se la Shell Italiana mette sul mercato la sua attività retail, se altre società prendono le dovute distanze dai rischi di un mercato ormai troppo complesso, se altre con licenziamenti, mobilità, accordi di solidarietà denunciano un evidente stato di sofferenza, se la razionalizzazione della rete rimane per l”ennesima volta al palo (in attesa di quale starter ?!), se agli imprenditori privati mancano ormai da tempo punti di riferimento, se l”immagine di questo settore ha perso ogni credibilità agli occhi dell”opinione pubblica, se questa industria così importante per la nazione, non è in grado invece di sostenere e difendere il diritto al riconoscimento dei meriti che le spettano, ci sarà pure una ragione, oppure no ?! Il problema è nel rischio di continuare a ripetere gli errori commessi anche perché non mi risulta che ci si sia mai posti seriamente la domanda del perché si è arrivati al punto in cui siamo.Credo che a nessuno sfugga, con i dovuti distinguo, il poco incoraggiante parallelismo tra crisi del settore della distribuzione carburanti e quella drammatica della politica che il nostro paese sta sperimentando in questi giorni. Molti degli ingredienti sono gli stessi: posizionamenti molto diversi, rigidità nel sostenerli e quindi intransigenza nella negoziazione per soluzioni condivise, scarsa o nulla attenzione alle dinamiche che influenzano il mercato, credibilità ed immagine del sistema scese ai minimi termini.Così come nella politica forse anche in questo mercato si comincia a sentire l”esigenza del nuovo: obiettivi e strategie nuove, uomini nuovi in tutte le rappresentanze, non condizionati da interessi di parte, magari anche professionalmente meno esperti di altri ma in grado di rigenerare il sistema con spirito di innovazione, con una mentalità vincente, con la determinazione e l”entusiasmo necessari. Forse qualche ingegnere e laureato in economia in meno e qualche umanista in più non sarebbero un gran male. Uomini nuovi che non temano di mettere in discussione le proprie ragioni, disponibili, anzi interessati ad ascoltare le opinioni degli altri, a confrontarsi con questi. Per esempio, anche persone che non temano di partecipare a incontri come quelli organizzati dall”associazione.Chi scrive non ha mai ritenuto di essere il depositario di conoscenza e verità assolute e tantomeno di essere in grado di offrire soluzioni facili ai certi problemi, ma specialmente oggi che non è condizionato da interessi di parte pensa di poter offrire, ma solo a chi lo desidera, occasioni di confronto e di reciproco arricchimento di esperienze, un modesto contributo per favorire lo sviluppo di quella cultura del cambiamento che è la vera criticità del momento. Forse non abbiamo sfruttato in modo adeguato una occasione. Peccato.