News 09 Luglio 2018

ENI vuole diventare “carbon neutral”. L’annuncio di Descalzi: il piano entro la fine dell’ anno, saremo i primi al mondo

ENI vuole diventare “carbon neutral”. L’annuncio di Descalzi: il piano entro la fine dell’ anno, saremo i primi al mondo. Entro la fine dell’anno Eni prenderà l’impegno vincolante di diventare la prima compagnia petrolifera “carbon neutral”. Lo ha annunciato l’amministratore delegato Claudio Descalzi, a margine della firma dell’accordo con il Politecnico di Milano. Descalzi ha dichiarato che l’annuncio “epocale” sarà fatto entro la fine dell’anno con l’indicazione delle tappe del percorso, aggiungendo che nessuna compagnia petrolifera ha ancora predisposto piani vincolanti per ottenere un’impronta carbonica pari a zero.

  • Mercato 1. Se l’ Api rovina la festa2. Eni vuol diventare “carbon neutral”3. Se l’ Eni di Descalzi diventa “carbon neutral“ (GB Zorzi)4. Mercato auto, in sei mesi calo delle immatricolazioni dell’ 1,45 %

    1. Luglio 2 – SQ : Se l’ Api rovina la festa

    “ L’Api, o chi per lei, avrà certamente buone ragioni per decidere di uscire dall’UP a partire dal prossimo 1° gennaio, ma comunicarlo mercoledì mattina al presidente Spinaci e agli altri associati poco prima dell’assemblea annuale nel corso della quale sono stati festeggiati i 70 anni dell’Unione, onorati tra l’altro dal messaggio del presidente Mattarella, non sembra affatto una buona idea, qualcosa che assomiglia ad uno sgarbo in piena regola. Perché, se è vero che la forma è sostanza, si poteva aspettare un altro momento, tra l’altro dando qualche spiegazione sul perché della decisione. E infatti alla Staffetta risulta che l’annuncio è stato accolto con giudizi non proprio lusinghieri da parte dei presenti. Senza contare che proprio la mancanza di spiegazioni avvalora le ipotesi più disparate. Da quella che la decisione faccia parte della politica di austerity imposta al gruppo dall’attuale amministratore delegato Daniele Bandiera che ritiene tra l’altro di poter fare a meno dei servizi offerti dall’UP. Che escluderebbe tra l’altro l’ipotesi che l’Api possa approdare da subito ad altri lidi, Assocostieri (se la raffineria fosse dismessa), Assopetroli o

    Confcommercio (per il peso assunto dalla rete carburanti nell’ambito dell’intero business). Non è la prima volta che l’Api esce dall’UP, avvenne nel 1985 durante la presidenza di Achille Albonetti, quando, insieme a Erg, Isab, Ici, Panta, Cameli, Selm, dette vita all’Aipi (Associazione Industrie Petrolifere Italiane), cui poi aderì anche la Chevron. Ebbe vita breve, nel marzo 1988 tornarono tutti all’ovile. Ma questa volta è diverso. E potrebbe invece avere a che fare con l’indebitamento della società a seguito dell’operazione TotalErg e delle notizie mai smentite di un pegno del 51,3% delle banche sul capitale della società e sul ruolo invasivo di Unicredit nelle decisioni relative alla gestione del gruppo, su un’eventuale ricerca di nuovi partner in vista di un collocamento in Borsa, su “manovre selettive” in corso a livello dirigenziale, sulla famiglia Brachetti Peretti che, dopo l’uscita di scena di Aldo, si sarebbe ritagliata un ruolo di minoranza. Proprio la presenza di Unicredit, e il modo in cui in passato ha gestito il dossier Italpetroli e oggi gestisce quello dello Stadio della Roma con piani durissimi di rientro imposti agli azionisti, avvalora l’ipotesi di una sua lunga mano nella decisione dell’uscita dall’UP, anche per possibili conflitti di interesse. Non resta che attendere l’evolversi della situazione. Certo non si tratta di una bella vicenda. Di certo non aspettiamo una risposta a questi nostri interrogativi.

    Considerazioni : Io non direi “bella” o “brutta” vicenda: è semplicemente una vicenda, una delle tante che da qualche anno segnano l’evoluzione di un mercato e delle strategie dei vari market player che con ostinazione continuamo a ritenere quello che erano fino ad una ventina di anni fa e che di certo non lo sono, meglio, saranno più. Tanto per prenderla alla larga …. dovremmo riflettere sul doppio significato della parola associazione. C’è infatti l’associazione che ha obiettiivi “nobili”, la promozione di attività umanitarie, la diffusione della cultura, dell’ arte nelle sue diverse espressioni, del senso morale delle cose, della conoscenza, insomma tutto quello che può, potrebbe, far crescere la dimensione, il valore dell’ essere umano. Poi ci sono le associazione con finalità molto più “terrene, quelle degli interessi materiali, dei vantaggi economici, della ricerca, o del consolidamento, di un potere negoziale da esercitare su chi non ce l’ha. Ho l’impressione che le associazioni del secondo tipo siano alquanto superiori in numero a quelle del primo ed allora, per il fatto che l’associazione non impegna i soci se non per le quote annuali, è perfettamente normale che ritienendo di non avere più benefici, tangibili e/o non tangibili, qualcuno decida di abbandonarla. Naturalmente viene la domanda di quale fosse il vantaggio venuto meno e se il perduto non potesse essere compensato da quello, immateriale, di far parte comunque di un gruppo, cosa che nella situazione di mercato attuale avrebbe tutte le sue ragioni di esistere. Purtroppo gli interessi economici, diretti oppure indiretti, spesso nel breve termine, mettono in secondo piano l’importanza di certi valori caratteristici del primo tipo di associazione, per esempio la conoscenza e la circolazione delle esperienze, la forza di una massa critica culturale, prima ancora che operativa, per superare le difficoltà. La “non bella vicenda” è solo nel fatto che nel giro di poco tempo l’ UP continua a perdere pezzi importanti al punto che viene il dubbio che con 2-3 vere “majors” non sia arrivato il momento di cambiare almeno l’aggettivo “petrolifera”. A maggior ragione se poi Eni diventerà “carbon neutral” !…. Vedi prossima notizia.

     

    2. Luglio 2 – SQ : ENI vuole diventare “carbon neutral”. L’annuncio di Descalzi: il piano entro la fine dell’ anno, saremo i primi al mondo

    Entro la fine dell’anno Eni prenderà l’impegno vincolante di diventare la prima compagnia petrolifera “carbon neutral”. Lo ha annunciato l’amministratore delegato Claudio Descalzi, a margine della firma dell’accordo con il Politecnico di Milano. Descalzi ha dichiarato che l’annuncio “epocale” sarà fatto entro la fine dell’anno con l’indicazione delle tappe del percorso, aggiungendo che nessuna compagnia petrolifera ha ancora predisposto piani vincolanti per ottenere un’impronta carbonica pari a zero.

    La “neutralità carbonica”, ha detto Descalzi, è una nuova frontiera: “saremo i primi a farlo e sarà un accordo vincolante per tempi e quantità” a differenza di Cop 21, inaugurando “un ciclo nuovo e strategico” per Eni. “Ancora nessuno – ha sottolineato l’a.d. – si è preso il rischio di annunciare che vuole essere neutro, io lo voglio fare e noi siamo convinti di poterlo fare. Stiamo approfondendo e valutando la parte economica – ha spiegato – e dobbiamo ancora fare l’analisi tecnica partendo dai due step di upstream e downstream ed entro fine anno penso che lo annunceremo”. “Per Eni è iniziato un nuovo ciclo strategico: da compagnia petrolifera è diventata un’azienda energetica e ora punta sull’economia circolare per diventare a emissioni zero”, ha detto Descalzi. “L’obiettivo è ottimizzare la produzione di rifiuti”, ha affermato, senza fornire ulteriori dettagli. BP ha annunciato che manterrà le emissioni totali di CO2 nel 2025 ai livelli del 2015 e che le ridurrà di 3,5 milioni di tonnellate, compensando così una maggiore produzione, mentre Shell ha “l’ambizione” di dimezzare le proprie emissioni entro il 2050.

    Considerazioni : Quando dovevo decidere in quale gruppo della Newsletter, mercato, illegalità, politica, ecc.,inserire la notizia ho avuto un momento di esitazione. Poi, pensando che Eni è una istituzione italiana con una presenza da market leader nel meracto nazionale ed è anche una Spa con circa 300.000 azionisti nei vari continenti ho deciso per “mercato”. E’ peraltro ovvio che certe decisioni del’ Eni finiranno per influenzare la evoluzione dei relativi mercati e gli obiettivi e strategie delle società ed aziende ad essi

    collegati. E allora viene la domanda “cui prodest”, per quale ragione lanciare messaggi di un certo tipo che molto probabilmente avranno il solo scopo di aumentare la confusione in un ambiente che non vive certamente il suo tempo migliore. L’ ad di Eni non è certamente uno sprovveduto e sono certo che avrà avuto le sue buone ragioni per una uscita del genere vis-a-vis le probabili conseguenze, tra le quali quella di dover, ma forse per la persona non rappresenta un obbligo, spiegare ai comuni mortali la coerenza di certi investimenti Eni nell’ upstream e l’obiettivo “no carbon” e magari anche il senso di un duplicato di energia energetica visto che Enel ce l’abbiamo già, e molto attiva. Problemi loro…., ma ovviamente anche un po’ nostri, perché andando oltre il futuro dell Eni, sentiamo di avere il diritto di capire e con l’occasione

    allontanare il dubbio che gli enunciati di tanti rappresentanti della politica, delle istituzioni, degli “influencer” (nuova categoria di professionisti per i quali di certo sarà prima o poi organizzato uno specifico corso di laurea), fino agli stakanovisti dei social network, siano il frutto di quotidiane forzate invenzioni mattutine alla ricerca di qualcosa da raccontare. Un’ ultima curiosità: Eni sta per “Ente Nazionale Idrocarburi”: Descalzi ha già in mente una nuova denominazione? Veramente ne ho un’altra…. : Il “mondo oil”, altre società petrolifere, imprenditori privati, organizzazioni di rappresentanza cosa ne pensano ? Nulla da dire ? Solito “low profile” ? Altra anticipazione di possibile uscita da UP ? L’articolo, a seguire, di GB Zorzoli) tenta di dare una spiegazione logica alla dichiarazione dell’ ad di Eni. I miei dubbi rimangono, anzi diventano più gravi.

     

    3. Luglio 7 – SQ : Se l’Eni di Descalzi diventa “Carbon neutral”. Sulla lunghezzaa d’onda dell’ Enel di Starace.

    “ L’ormai storica, aspra contrapposizione tra ambientalisti e associazioni portatrici degli interessi delle aziende attive nel settore degli idrocarburi qualche volta è venuta meno. Ad esempio, due anni fa, quando l’Eni annunciò che avrebbe realizzato 220 MW di impianti fotovoltaici. La valutazione che ne diedero entrambe le parti, fu sostanzialmente identica: la classica operazione di “greenwashing”, che non avrebbe minimamente intaccato le strategie dell’Eni. (….) Ora è arrivato un altro annuncio di Descalzi: entro la fine dell’anno Eni prenderà l’impegno vincolante di diventare la prima compagnia petrolifera “carbon neutral”. «Per Eni è iniziato un nuovo ciclo strategico: da compagnia petrolifera è diventata un’azienda energetica e ora punta sull’economia circolare per diventare a emissioni zero». Annuncio accompagnato dalla pubblicizzazione del resoconto della seconda riunione dell’Advisory board di Eni, di cui fanno parte un importante politologo come Ian Bremmer e Christiana Figueres, che ebbe un ruolo rilevante nella preparazione della COP21. Uno dei temi che l’Advisory Board ha discusso assieme ai membri del Cda e del Collegio sindacale di Eni, è stato un piano progressivo e pragmatico di decarbonizzazione, incentrato sulle trasformazioni che l’industria energetica deve affrontare e promuovere per assicurare energia per tutti sul pianeta in maniera ambientalmente sostenibile. Solo nei prossimi mesi, a valle della presentazione della nuova strategia, sarà possibile valutarne le implicazioni concrete. Fin d’ora sono però evidenti due dati di fatto. L’annuncio dell’AD di Eni è sulla stessa lunghezza d’onda di quello di due anni fa dell’AD di Enel. I due big italiani dell’energia hanno entrambi cambiato pelle alle loro aziende. L’Eni da compagnia “petrolifera” si è già trasformata in azienda “energetica”. Ai tradizionali impegni nel petrolio e nel gas, si aggiungono altri obiettivi: non solo rinnovabili, anche economia circolare. Non sono cambiamenti di poco conto, che disturberanno i manovratori del quotidiano, e che poteva prendere solo un manager con una visione sufficientemente proiettata nel futuro.

    Considerazioni : “Ai tradizionali impegni nel petrolio” ? Francamente è da tempo che non mi sono chiari e certamente quelli relativi a quel segmento del downstream che riguarda la distribuzione. “Con una visione sufficientemente proiettata al futuro” ? Forse con quel “sufficientemente” una persona di grande esperienza come Zorzoli tradisce qualche dubbio inconscio, dubbio che secondo me ci può stare almeno fino alle prossime dichiarazioni. Per quanto il significato da dare al “futuro”, mi viene un dubbio su di quale futuro si tratti oppure di chi.

     

    4. Luglio 2 – SQ : Mercato auto, in sei mesi calo delle immatricolazione del 1,45 %. In giugno calo del 7,25%. Sempre in ripresa il metano, continua a calare il gpl. Diesel ancora in calo, mentre tira la benzina. Prosegue la marcia delle ibride. Più che raddoppiate le elettriche.

    “ In base ai dati diffusi questa sera dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, in giugno sono state immatricolate 174.702 autovetture con un calo del 7,25% sull’analogo mese del 2017. Con le immatricolazioni del primo semestre scese a loro volta a 1.120.829 con un calo dell’1,45%. Facendo il confronto con le immatricolazioni dell’analogo periodo del 2017, nei primi sei mesi del 2018 il peso percentuale delle auto diesel è sceso dal 56,7 al 53,9%, mentre quello delle auto a benzina è salito dal 32,5 al 33,5%. Quanto alle auto a gas, il peso di quelle a gpl è sceso dal 6,3 al 6,1%, mentre quello delle auto a metano è salito dall’1,5 al 2,4%. In aumento dal 3 al 3,9% il peso delle ibride, con quello delle elettriche pure salito dallo 0,1 allo 0,2%.

  • Illegalità 5. Frodi carburanti, nuova nota delle Dogane su depositi terzi6. Depositi Costieri Trieste, Napp indagato

    5. Luglio 3 – SQ Frodi carburanti, nuova nota delle Dogane su depositi terzi. Le istruzioni operative sui servizi digitali per l’identificazione, l’autorizzazione e la comunicazione dati dei trader

    “ L’Agenzia delle Dogane ha diffuso ieri sera una nuova nota n. 73179 del 2 luglio 2018 con le istruzioni operative per l’utilizzo dei servizi digitali predisposti per ottemperare agli obblighi di autorizzazione, identificazione e comunicazione per i soggetti che intendono stoccare prodotti energetici presso depositi di terzi (trader). La nota va ad aggiungersi a quella della scorsa settimana di illustrazione del decreto Mef del 12 aprile I trader, specifica l’Agenzia, sono operatori commerciali del settore petrolifero che, non avendo a disposizione proprie strutture di deposito ovvero avendole in luoghi diversi da quelli in cui i prodotti vengono esitati, si avvalgono di impianti di proprietà di terzi appartenenti a depositari autorizzati o di destinatari registrati. La circolare fa riferimento alle disposizioni introdotte con il decreto Mef del 12 aprile 2018 che ha stabilito le modalità con cui i trader devono essere identificati dall’Agenzia delle dogane e le modalità di trasmissione del flusso informativo dei dati contabili tra le amministrazioni interessate. In particolare, il decreto stabilisce che: i trader, prima di iniziare l’attività di stoccaggio presso depositi di terzi, devono ottenere un’autorizzazione dal competente Ufficio delle Dogane previa presentazione di un’apposita istanza. Tale autorizzazione ha validità biennale e deve essere associata ad un codice identificativo univoco; per i trader che sono già titolari, in Italia, di un deposito fiscale di prodotti energetici l’istanza è sostituita da una comunicazione da trasmettere esclusivamente in forma telematica almeno trenta giorni prima dell’inizio dell’attività di stoccaggio. Tale comunicazione ha validità annuale e deve essere associata ad un codice identificativo univoco; per poter procedere all’attività di stoccaggio dei prodotti, il trader deve ottenere da parte del depositario autorizzato o del destinatario registrato presso cui intende stoccare i prodotti uno specifico atto di assenso. Solo con quest’ultimo si perfeziona il rapporto tra i due soggetti e l’attività di stoccaggio potrà essere effettuata; i trader devono redigere un riepilogo dei quantitativi giornalieri dei prodotti energetici stoccati presso ciascun deposito di terzi.

    Considerazioni : OK. E’ corretto, per come stanno le cose. Di come “non dovrebbero stare” (perché tanti depositi fiscali e commerciali ?) ne ho detto a lungo nei mesi passati e non ci torno sopra se non per ricordare che l’illegalità si è diffusa nelle dimensioni che sappiamo proprio perché una generazione di “new brokers”, definizione impropria se non altro per quelli che del gasolio ne non conoscono il colore, ha potuto contare su una sub-logistica sparsa in tutto il paese. E ci stiamo a preoccupare della razionalizzazione della rete ?!

     

    6. Luglio 5 – SQ : Depositi Costieri Trieste, Napp Indagato

    Il blitz c’è stato due settimane fa, le verifiche sono ancora in corso. Parliamo di un nuovo filone dell’indagine sulla Depositi Costieri Trieste. Il quotidiano triestino “Il Piccolo” ha dato la notizia che Franco Napp, già presidente della DCT e ora al vertice della Giuliana Bunkeraggi, è ora indagato dalla Procura di Trieste per bancarotta fraudolenta per dissipazione e bancarotta semplice in seguito al crac della DCT. La Guardia di Finanza di Trieste ha sequestrato documenti durante la perquisizione nell’abitazione di Napp. L’indagine è coordinata dai pm Lucia Baldovin e Matteo Tripani.

    Considerazioni : Per quello che posso capire l’accusa non ha niente a che fare con l’illegalità della quale ci stiamo occupando da tempo se non per il fatto che il fallimento della DCT ha aperto la strada ad altre operazioni “anomale” da parte di altri soggetti.

  • Energia – Politica ed Istituzioni 7. Fatturazione elettronica, l’Agenzia delle Entrate lancia l’ App gratuita FATTURAe8. Fatturazione elettronica e contrabbando, interrogazione PD alla Camera9. Fatturazione elettronica, la fronda contraria all’ obbligo10. Anagrafee carburanti, online la piattaforma11. Metanizzazione Sardegna, indispensabile per la transizione

    7. Luglio 2 – SQ : Fattura elettronica, l’ Agenzia delle Entrate lancia l’ App gratuita “FATTURAe”.

    “ Pronto il kit di servizi realizzati dall’Agenzia delle Entrate, in collaborazione con il partner tecnologico Sogei, per agevolare il passaggio alla fatturazione elettronica, come previsto dalla legge di Bilancio 2018 (Legge 205/2017). È disponibile, informa un comunicato, l’App “FATTURAe”, con la quale è possibile predisporre e trasmettere le e-fatture in maniera rapida e sicura acquisendo in automatico, tramite QR-Code, le informazioni anagrafiche del cliente con partita Iva. La funzionalità che consente di acquisire il QR-Code del cliente sarà da domani operativa anche sulla procedura web di predisposizione e invio delle

    fatture elettroniche al Sistema di Interscambio (SdI). Da oggi sarà disponibile anche il pacchetto software da scaricare sul pc per predisporre le e-fatture anche se non si è connessi a internet. L’Agenzia ricorda, che in base alle modifiche previste dal Dl n. 79 del 28 giugno 2018, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 148 del 28 giugno 2018, viene rinviata al 1° gennaio 2019 l’entrata in vigore dell’obbligo della fatturazione elettronica per la vendita di carburante a soggetti titolari di partita Iva presso gli impianti stradali di distribuzione. Resta comunque ferma la possibilità di emettere, dal 1° luglio 2018, la fattura elettronica per gli operatori del settore che intendono adottare da subito questa modalità. (In Agenzia ci dev essere qualcuno che ama fare dello spirito !) (….)

     

    8. Luglio 5 – SQ : Fatturazione elettronica e contrabbando, interrogazione PD alla Camera

    “ Lia Quartapelle, deputata Pd, ha sollecitato quattro ministri a intervenire contro il contrabbando di carburanti. La deputata ha presentato un’interrogazione alla Camera indirizzata al ministro dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, al ministro dell’Economia, Givanni Tria, al ministro dell’Interno, Matteo Salvini, al ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, che parte dal rinvio dell’obbligo di fatturazione elettronica per le vendite di carburanti. La deputata, ricordando che il contrabbando e l’evasione nel settore carburanti costano tra i 2 e 4 miliardi di euro l’anno (“tasse evase a vantaggio della criminalità”), ha menzionato la recente operazione della Guardia di Finanza “Dirty oil”, e l’inchiesta giornalistica internazionale “Daphne Project” sul possibile coinvolgimento dell’Isis nei movimenti illegali di carburante. Di fronte a queste emergenze, ha concluso chiedendo “quali urgenti iniziative di competenza il Governo intenda adottare al fine di evitare il contrabbando, a livello nazionale e internazionale, dei carburanti”.

    Considerazioni: Coloro che hanno affrontato il pericolo di leggere le mie considerazioni su certi argomenti avranno ben chiaro che nei confronti della politica ho le mie riserve e sono alquanto prevenuto: è così, non lo nascondo, ma forse non è tutta colpa mia. Sono allora andato a leggermi il testo della interrogazione ai quattro ministri ed ho trovato di che innervosirmi. Quando ci si imbatte in un rappresentante della politica che porta all’ attenzione delle Istituzioni il problema della illegalità dovremmo esserne lieti, ma all’on. Quartapelle, oggi Capogruppo PD per la Commissione Esteri ed Affari Comunitaei della Camera dei Deputati ed in politica dal 2007, avrei qualche cosa da dirle. Innaziitutto vorei domandarle come mai si interessa di questo genere di illegalità con almeno tre anni di ritardo. Le suggerirei inoltre una più approfondita conoscenza del fenomeno che non è solo quello evidenziato dalla più recente operazione “Dirty Oil”, e che per la sua dimensione “economica” non sarebbe neppure così rilevante rispetto , rispetto ad altre operazioni come “Light Fuels”, “Black Oils” ed altre gestite da Procure e Comandi di GdF diversi. Le suggerirei di integrare l’interrogazione con la domanda sui risultati di tali operazioni. Le suggerirei di non confondere il problema del rinvio della fatturazione elettronica al primo Gennaio 2019 per le “fatture Iva” che è cosa ben diversa dal contrabbando e dalla evasione Iva. Se poi ci si lancia nel campo dei numeri e se la stima di una perdita per l’Erario di 100 milioni per il rinvio a Gennaio 2019 mi sembra corretta, non è così quando si indica nel range tra 2 e 4 (non è male come approssimazione …..) miliardi di euro/anno il costo del contrabbando perché i 2-4 miliardi si riferiscono alla sola evasione dell’ Iva trascurando l’evasione delle accise ed i danni collaterali al mercato e relativo insulto alle leggi della concorrenza, insulto che l’ Antitrust continua ad ignorare. Insomma, visto che aveva deciso di portare l’attenzione sul problema illegalità e carburanti l’on. Quartapelle poteva fare meglio, ma forse è pretendere troppo.

     

    9. Luglio 6 – SQ : Fattura elettronica, la fronda contraria all’obbligo. Il sottosegretario all’ Economia Garavaglia (Lega) risponde a FI e Fdl che chiedono un rinvio per tutti.

    “ Il rinvio della fatturazione elettronica “era necessario”, ma il meccanismo in sé non si mette in discussione. Ieri il sottosegretario all’Economia Massimo Garavaglia (Lega) è intervenuto sia alla Camera che al Senato sullo spostamento dell’obbligo di fattura elettronica per la vendita di carburanti alla pompa. (…..) Garavaglia si è riservato di spiegare la posizione del Governo più estesamente in seguito, stoppando però le rimostranze di Forza Italia e di Fratelli d’Italia, che in sede di discussione hanno messo in dubbio non solo i tempi di avvio della procedura, ma la bontà stessa del meccanismo. Marco Perosino (Fi) ha infatti segnalato che la procedura rischia di essere un aggravio per le piccole imprese: “sarebbe opportuno che la Commissione affrontasse in misura più ampia la questione dell’obbligatorietà della fatturazione elettronica sia tra privati e Pubblica amministrazione che tra privati. Lo strumento rischia di incidere negativamente sulle scelte degli imprenditori imponendo obblighi e adempimenti estranei alla logica d’impresa”. Anche in sede di indagine conoscitiva sulla semplificazione, ha concluso, la Commissione dovrebbe “affrontare con un punto di vista squisitamente liberale le misure che addossano ai contribuenti e alle imprese inutili e gravosi adempimenti, in un’ottica esclusiva di recupero di gettito”. Scettico anche Andrea De Bertoldi (FdI): “la Commissione dovrebbe attentamente valutare gli effetti dell’introduzione della

    fatturazione elettronica sulla concreta operatività delle piccole e medie imprese” e ha invitato a pensare a un rinvio della data di entrata in vigore delle disposizioni anche per altri settori. L’obbligo di fatturazione elettronica, ha replicato il sottosegretario, “consente di programmare la raccolta accentrata di informazioni contabili e tributarie tali da prefigurare il superamento di strumenti induttivi del reddito, come lo spesometro, il cui adempimento grava al momento sulle piccole e medie imprese. Il Governo, in altri termini, intende massimizzare in tempi rapidi i possibili benefici di tale procedura informatica al fine di ridurre gli oneri complessivi a carico delle imprese”.

    Il Pd invece è intervenuto con durezza contro il rinvio. Secondo i parlamentari di centrosinistra bisogna spazzare via al più presto i dubbi sulla messa in discussione della fatturazione elettronica, strategica “per una assunzione sistematica di informazioni contabili e, indirettamente per una più efficace lotta a comportamenti evasivi”, ha detto il senatore Luciano D’Alfonso in commissione Finanze. Due le interrogazioni alla Camera presentate dai deputati dem, che sottolineano l’importanza di avviare la fatturazione elettronica per intervenire contro il contrabbando di carburanti, una di Lia Quartapelle e una a prima firma Silvia Fregolent. A quest’ultima Garavaglia ha risposto ieri: “Secondo quanto denunciato dalle associazioni di categoria – si legge nella risposta letta in commissione Finanze alla Camera – l’introduzione delle nuove modalità operative avrebbe rischiato di compromettere l’efficienza della rete di distribuzione stradale in un periodo particolarmente impegnativo come quello estivo, pregiudicando la mobilità delle famiglie”. Ma il sottosegretario leghista ha assicurato che nel 2019 tutto partirà come previsto: “L’amministrazione finanziaria metterà in atto tutte le misure necessarie per agevolare la transizione della rete stradale alla fatturazione elettronica e reputa che l’ulteriore semestre concesso sia sufficiente per garantire che anche questo settore si adegui all’obbligo generalizzato previsto a decorrere dal primo gennaio 2019”.

    Considerazioni : ho messo in grassetto alcune frasi degne di essere meditate….”La fatturazione elettronica impone obblighi ed adempimenti estranei alla logica di impresa” agendo negativamente sulla “concreta operatività delle piccole e medie imprese”. E quale sarebbero la “concreta operatività” e la “logica di impresa” delle piccolo e medie imprese …?! Quella di fregare il fisco, cioè la comunità concorrendo ad una evasione fiscale nazionale stimata in 100 miliardi di euro l’ anno ?! Ma perchè la gente prima di aprire bocca non si prende un secondo per riflettere su quello che sta per dire ? Poi non lamentiamoci se il “populismo” trova sponde numericamente importanti ! Per fortuna, altri si dicono invece a favore della fatturazione elettronica “per una assunzione sistematica di informazioni contabili e, indirettamente per una più efficace lotta a comportamenti evasivi” . Mi auguro che non siano parole nella logica di una opposizione di principio a livello di colori politici. Una ultima domanda all’on. Garavaglia: ma lei ci crede davvero che “l’introduzione delle nuove modalità operative avrebbe rischiato di compromettere l’efficienza della rete di distribuzione stradale in un periodo particolarmente impegnativo come quello estivo, pregiudicando la mobilità delle famiglie” ? Io, no.

     

    10. Luglio 3 – SQ : Anagrafe carburanti, on line la piattaforma. Iscrizione entro il 24 Agosto

    “ È online la piattaforma informatica del ministero dello Sviluppo economico per l’iscrizione all’anagrafe degli impianti di distribuzione carburanti e relativi ulteriori adempimenti secondo quanto previsto dalla legge sulla Concorrenza n. 124/2017. Il titolare dell’autorizzazione/concessione, accedendo alla piattaforma informatica mediante CNS (Carta Nazionale dei Servizi) oppure tramite SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale), dovrà effettuare l’iscrizione all’anagrafe e contestualmente potrà rendere la dichiarazione prevista all’art. 1, comma 102 della Legge n. 124/2017. L’adempimento può essere effettuato anche tramite procuratore, allegando copia dell’atto notarile. La pratica firmata digitalmente e i relativi allegati saranno automaticamente inoltrati al Mise e resi successivamente interoperabili a Regione/Provincia autonoma, Comune, Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, e OCSIT per gli aspetti di competenza. Al termine della procedura, viene inviato al dichiarante, tramite PEC, il numero di protocollo assegnato dal Mise a ciascuna pratica inviata, che avrà valore di assolvimento dell’adempimento di legge. L’iscrizione deve essere fatta entro il 24 agosto.

     

    11. Luglio 5 – SQ : Matanizzazione Sardegna, indispensabile per la transizione. La Regione: pronti al dialogo con il Governo, ma non possiamo farne a meno.

    “La Regione Sardegna conferma di puntare sulla metanizzazione. L’assessore all’Industria Maria Grazia Piras ieri ha risposto con una nota alle dichiarazioni del ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli che ieri ha parlato della metanizzazione come di un “progetto obsoleto”. Piras ha sottolineato tra l’altro che “il nuovo Governo parla spesso della necessità di valutare le opere pubbliche attraverso una attenta analisi costi benefici. Concordiamo, purché nei benefici si calcolino con cura gli enormi vantaggi che il nostro progetto porterà alle famiglie e imprese sarde in termini di risparmi sulla spesa e sui costi di produzione”. “Sul

    metano non siamo davanti a una disputa ideologica, ma a un problema concreto da risolvere, quello di un costo energetico inarrestabilmente alto”, si legge nella nota della Regione. “È un dato di fatto che l’Isola continui da decenni a subire un trattamento iniquo sul fronte energetico: è l’unica regione d’Italia a non avere il metano e tale handicap infrastrutturale costa ogni anno almeno 400 milioni di euro a imprese e famiglie. Con il metano la nostra bolletta energetica sarebbe finalmente allineata con quella del resto d’Italia e le nostre imprese più competitive”. “La Regione – prosegue la nota – ha definito un progetto chiaro, con scelte e risorse precise, ed è tutto scritto nel Patto per la Sardegna firmato con il Governo nel luglio di due anni fa. Abbiamo scommesso – afferma Piras – su un progetto che il nostro sistema produttivo attende da almeno vent’anni, ampiamente condiviso con le parti economiche e sociali. Abbiamo un Piano energetico che prevede tante azioni per ridurre le emissioni del 50% entro il 2030. La Sardegna, con il 25% di produzione di energia da fonti rinnovabili, è già oltre l’obiettivo europeo. Ma il metano – prosegue l’assessore – è una fonte di transizione indispensabile verso un orizzonte interamente di rinnovabili, come riconosciuto anche dall’Unione Europea, per abbandonare gradualmente il carbone e avere effetti significativi sul fronte ambientale. Tutti gli indicatori ci dicono che non potremo farne a meno per i prossimi trent’anni, perché allo stato attuale non è possibile una strategia energetica basata esclusivamente sulle rinnovabili. Per questa ragioni, – conclude Piras – siamo pronti a confrontarci immediatamente con il Governo, portando all’attenzione dei ministri competenti numeri chiari e risultati attesi ben definiti”.

    Considerazioni: L’articolo della SQ sul tema “Metano & Sardegna” è arrivato nel momento in cui per puro caso ero stato coinvolto da due retisti dell’ isola, potenziali associati Assoindipendenti, in merito al locale mercato carburanti, apparentemente alquanto diverso da quello del continente malgrado la presenza di una delle migliori raffinerie del Mediterraneo. Per curiosità sono andato a guardare il dossier prezzi carburanti dal quale, per quanto vale, cioè molto poco, la situazione di un solo giorno (8 Luglio) e la media tra prezzi minimi e massimi per ciascuno colore ed il confronto con sole tre altre regioni, risulterebbe che in Sardegna i prezzi Siva sono più alti verso , ad esempio, Piemonte, Veneto e Campania rispettivamente di 11,48 / 14,88 / 24,73 €/mc. Dati che meriterebbero qualche analisi appropriata perché, estesa ai consumi di energia in generale, forse aiuterebbe a capire il motivo per il quale la Regione insiste sul progetto di metanizzazione dell isola.

     

  • Transizione Energetica & Mobilità 12. Lithium and Cobalt : A tale of two commodities13. Saudi Aramco preoccupata per la copertura della domanda

    12. Luglio 2 : SQ / Mc Kinsey : Lithium & Cobalt Tale of two commodities

    Chi avesse voglia di approfondire un argomento del quale inevitabilmente prima o poi ci si dovrà occupare in materia di transizione energetica (ne ho scritto in una precedente Newsletter) può farlo cercando su internet “Lithium and Cobalt Mc Kinsey”. Si tratta di una relazione della quale vi anticipo solo qualche parte.

    What does the rise of electric vehicles mean for two critical raw materials that go into their batteries—and for the players in this ecosystem? The electric-vehicle (EV) revolution is ushering in a golden age for battery raw materials, best reflected by a dramatic increase in price for two key battery commodities, lithium and cobalt, over the past 24 months. In addition, the growing need for energy storage, e-bikes, electrification of tools, and other battery-intense applications is increasing the interest in these commodities. However, recent concerns regarding the future of the raw-material supply availability for batteries and the impact of rising commodity prices on battery production costs have highlighted risks that might create divergent futures for these two commodities. (….) For all players, there is a growing imperative to understand the complexities and dynamics of this rapidly changing market and to ensure that their strategies are robust in the face of uncertainty. (….)

    Dynamics for the two raw materials

    Historically, both the lithium and cobalt markets have been driven by battery demand, primarily from consumer electronics, representing 40 percent and 25 percent of demand, respectively, in 2017. However, in our base-case outlook, the growing adoption of EVs and the need for EV batteries with higher energy densities will see the demand for lithium increase more than threefold between 2017 and 2025, to 669 kilotons lithium carbonate equivalent (LCE), the industry standard for measuring lithium volumes, from 214 kilotons LCE. Cobalt will increase by 60 percent over the same period, rising to 222 kilotons refined metal equivalent from 136 kilotons refined metal equivalent. This forecast assumes that lithium-ion-battery technologies will be the prevalent battery technology for the foreseeable future. Recent price spikes for lithium and cobalt have raised concerns regarding the longterm supply availability of these commodities and highlighted the very different supply-side dynamics for both.

    More than 95 percent of the world’s lithium supply occurs as a primary product in the form of brines or hard-rock ores, with a global production footprint including Australia, China, and Latin America. Conversely, less than 10 percent of cobalt supply occurs as a primary product, with the remainder produced as a by-product

    of primarily copper and nickel mines and more than 65 percent of global production concentrated in the Democratic Republic of the Congo (DRC). These price spikes have seen an abundance of expansion announcements for lithium over the next several years, suggesting ample capacity to meet the growth in demand to 669 kilotons LCE by 2025. However, there is much more concern for cobalt given the lack of transparency in the value chain and DRC country risk.

    How players might respond

    (….) Whatever future emerges, industry players will need to base their strategic responses on a sound understanding of the future supply and demand dynamics, battery-technology evolution, pricing, and risk-management mechanisms. Here are some players’ considerations:

    – Mining companies need to show that they will be able to provide the raw materials required by the end users while balancing the pursuit of attractive profit pools generated by recent price increases and the potential demand destruction caused by end users’ concerns on continued price escalation. To accomplish this, miners need to become what analysts call “long-term greedy.” Instead of looking for shortterm profits, miners need to collaborate with battery suppliers, automakers, and financial players to create a larger market for their materials. This might include partnering with battery manufacturers to shape existing technologies to ensure a stable, cost-competitive supply of necessary materials to customers; working with financial players to access cost-competitive, long-term funding to ensure the timely development of new capacity; and facilitating the development of a liquid contract market to help users and producers hedge out price risk.

    – Battery producers and automotive OEMs will need to develop sourcing strategies to ensure a stable supply of lithium and cobalt to insulate them from the risk of shortages and potential price spikes. Clearly, cobalt represents the most pressing challenge, and users will need to look at their battery R&D to find diversifying technologies that will avoid the potentially supply-constrained raw material. This strategy is already taking place, with the development of the NMC 811 battery and initiatives to use even less cobalt in future batteries. This uncertainty might require automakers to keep several irons in the fire, as new trends could rapidly change the leading technologies for batteries. The prospect of such changes might require automakers to have a mediumterm strategy and a separate longer-term strategy to account for developments in new technologies, such as solid-state batteries, graphene-based batteries, and even zinc–air batteries. Like mining companies, battery producers and automotive OEMs need to think beyond substitution—for example, partnering with mining, smelting, and refining companies to provide security of supply as well as transparency and traceability of the material along the value chain from the mine to the battery installed in the car.

    – Financial players will also have a role to play in the evolution of the industry in two important respects: first, in the financing of EV materials, from direct equity investments to streaming agreements and helping companies in the EV-battery value chain hedge their financial risks, and second, in working with global exchanges and intermediaries to help increase market liquidity via new spot-market mechanisms as well as futures and derivative products. We are already seeing the financial backing of new supply via streaming deals that provide the up-front capital required in exchange for a long-term, fixed-price material. It is possible we could see an asset-backed exchange-traded fund, which would purchase metal to be held as a more liquid option than the illiquid exchange trades. Private-equity players might also be new investors in mines, as the returns could entice cash-rich funds to make investments.

    In essence, to realize the strong growth prospects of the lithium and cobalt industries, all participants—from mining companies to battery and automotive OEMs to financial players—will need to understand the battery value chain as an ecosystem and work with each other to provide transparency and agreement on key areas, such as battery technology, supply-side growth, and pricing mechanisms, to ensure the new era for battery raw materials is truly golden and not just gilded.

    Considerazioni : Non sono certo, anzi non lo sono affatto, che la comprensione del “battery value chain” sia al centro dell’ attenzione di coloro che sostengono una transizione energetica accelerata. In merito ai problemi della disponibilità del litio (e del cobalto) ho già fatto le mie considerazioni in altra Newsletter e quindi non in ripeto.

     

    13. Luglio 9 – SQ : Saudi Aramco preoccupata su futura copertura della domanda

    Impegnata a breve termine, con l’accordo raggiunto a Vienna il 23 giugno tra i paesi Opec e non-Opec a frenare il surriscaldamento dei prezzi del petrolio, la Saudi Aramco ridimensiona le voci che la quotazione in Borsa non si farà mai ed esprime nello stesso tempo preoccupazione per la mancanza di investimenti sufficienti a coprire la crescita della domanda di petrolio da qui al 2040. E’ quanto emerge dal succo di una conversazione con il Financial Times del Ceo della società, Amin Nasser. (….) Sul futuro dell’offerta di petrolio Nasser teme che si possa verificare una vera e propria strozzatura se le compagnie, in primis le major, continueranno a privilegiare investimenti sullo shale oil Usa e comunque in grado di avere un ritorno immediato rispetto a mega-progetti di lungo periodo. Investimenti cioè non in grado di creare una vera svolta nella disponibilità di petrolio a lungo termine. (….)

    Considerazioni: Non dovrebbe essere una peoccupazione inutile in vista di una ormai prossima era “zero carbon” ? Con buona pace di chi si sta impegnando per una transizione energetica accelerata !!!

    A.P.