News 15 Giugno 2009

Sostenibilità Ambientale Fonti Energetiche – Workshop – Raffinazione e distribuzione petrolifera in Italia

Camera dei Deputati, Palazzo Marini
Sala delle Colonne
Via Poli, 19 – Roma

Salvo nei fatti comportarci in modo completamente diverso, siamo soliti dire che per affrontare bene il futuro occorre avere una buona memoria del passato. Io aggiungerei che del nostro passato dovremmo cercare di non dimenticare del tutto quello studiato a scuola laddove talora alcune specificità di una determinata materia possono acquisire un valore più generale ed universale se trasferite a situazioni molto diverse, anche se magari solo in apparenza.
A me è capitato di associare ricordi di qualcosa che è stato oggetto di studio di molto tempo fa nei corsi di matematica (es. teoria degli insiemi), di scienza delle costruzioni (es. equilibrio dei sistemi di forze), di meccanica, di idraulica, e così via a qualcosa di molto diverso con particolare riferimento ai comportamenti della persona e dei gruppi e di trovarmi a fare collegamenti quasi sempre sorprendenti.Di questo argomento si potrebbe parlare a lungo ma oggi a me serve solo perché voglio invitarvi a meditare sulla correlazione tra la situazione del mercato della distribuzione carburanti che stiamo sperimentando di questi tempi e qualcosa che tutti, in forma più o meno approfondita, abbiamo studiato a scuola quando eravamo giovani: l’Entropia. Una funzione associata a quel complicatissimo secondo principio della termodinamica che pure trova applicazioni infinite nella nostra vita di tutti i giorni, e non solo per chi opera nel settore dell”energia. Forse vale la pena annotare che il concetto di Entropia viene introdotto nel 1824, all’inizio del XIX secolo, come conseguenza delle osservazioni di quel certo signor Sadi Carnot per le quali in tutti i sistemi allora conosciuti tutte le trasformazioni avvenivano invariabilmente in una sola direzione, quella del maggior disordine….A prescindere dalle varie definizioni matematiche e fisiche usate per spiegare l’Entropia, in termini sintetici e semplici potremmo dire che l’Entropia è una grandezza che misura il …. “caos” di un sistema fisico nel senso che quando un sistema passa da un sistema ordinato ad uno meno ordinato la sua Entropia aumenta…. tenendo ben presente che anche qualora si riuscisse a ridurre il disordine l’Entropia del sistema non diminuirebbe mai… che poi alla fine vuol semplicemente dire che quello che si è perso… è perso, definitivamente. Per stabilire l’aumento dell”Entropia dovremmo addentrarci nel campo della fisica molecolare… e quindi lasciamo perdere… diciamo semplicemente che l”Entropia aumenta con il movimento delle parti che agiscono nel sistema…. Insomma tanto più ci si muove e tanto più aumenta l’Entropia del sistema ovvero tanta più è l”energia che il sistema perde!
Personalmente credo che il “sistema” Distribuzione Petrolifero in Italia presenti un valore dell”Entropia particolarmente elevato, direi … a fondo scala! Se poi le parole “caos” e “disordine” vi sembrano esagerate possiamo usare la parola “confusione”, più moderata ma egualmente esplicativa di uno stato delle cose sconcertante.
Sconcertante perché 10-15 anni fa molti di noi eravamo attorno a tanti tavoli, gli stessi di oggi, per discutere e tentare di risolvere gli stessi problemi di oggi: la razionalizzazione della rete di distribuzione, la concorrenza, le logiche nella determinazione dei prezzi, il confronto con l”Europa, la valutazione complessiva del ruolo dell”industria petrolifera nel nostro paese. Milioni di ore di lavoro di centinaia di persone sono state dedicate a discutere tutto questo, contribuendo al disboscamento di svariati ettari di foreste amazzoniche per la enorme quantità di carta usata nelle infinite presentazioni, raccolta di documentazioni, proposte, accordi e quanto d”altro per scoprirci ancora una volta al punto di partenza. Guardando a quello che è successo in questi anni con sano pragmatismo dovremmo prendere posizione a fronte di un dilemma comunque angoscioso: Malgrado il pedigree professionale, che pure è di alto livello, di quelle persone che hanno lavorato e lavorano su questi problemi, dobbiamo dunque ammettere di non avere le capacità adeguate a trovare nell”arco di 10-15-20 anni una soluzione ad un problema, a differenza di quanto è stato fatto altrove, oppure dobbiamo coltivare il dubbio che il sistema nel suo insieme non vuole trovare una soluzione perché …. in fondo in fondo, l”interesse di tutti sta proprio nel lasciare le cose come stanno? L”ennesima riproposizione della “moina” di militare borbonica memoria o del più aulico gattopardiano “cambiare tutto perché tutto rimanga immutato”?
Una “elevata entropia” vuol dire che all”interno del sistema l”agitazione è stata, ed è, tanta ed intensa ma soprattutto disordinata. In fasi successive, talora in un crescendo wagneriano, dei problemi della distribuzione tutti hanno avuto qualcosa da dire. Nei “tutti” mettiamo proprio tutti, le società petrolifere, le varie Istituzioni alle quali adesso possiamo aggiungere anche la Corte dei Conti…. Se tanto mi da tanto non i stupirei che a breve anche la Santa Sede avvii una indagine esplorativa magari insieme a FAI e Save the Children!
Il disordine è nel periodico tornare su argomenti e problemi noti proponendo soluzioni sempre nuove spesso in aperta contraddizione con quanto sostenuto fino a quel momento, qualche volta in apparente contrasto con il problema che si vorrebbe risolvere, almeno secondo il comune modo di pensare. Il disordine è nell’agitarsi dei vari soggetti cercando soluzioni ad un sistema di equazioni impossibile perché si tenta di massimizzare il risultato della singola variabile, quella dell”interesse particolare del singolo, dimenticando che le variabili sono legate tra di loro da una funzione che le comprende tutte e che è la sola della quale si può ricercare un punto di massimo.
Con questa premessa dovremmo prendere in seria considerazione l”opzione di prenderci tutti una pausa di riflessione, imponendoci di non scrivere, non rilasciare interviste, non promuovere iniziative, non organizzare convegni e tavole rotonde, non formulare proposte, non cercare di spiegare, meglio ancora di astenerci da sterili confronti verbali: semplicemente una pausa, una pausa che dovrebbe servirci a capire e spiegare a noi stessi quale responsabilità per i risultati mancati dobbiamo, con estrema onesta intellettuale, dobbiamo attribuirci.Una pausa che però non possiamo permetterci, che non ha senso, una specie di serrata intellettuale che non sarebbe compresa e non sarebbe oggettivamente utile, l”equivalente della decisione di non andare a votare in una consultazione politica.